Conosci le tue luci e ombre? Scopriamolo con un test

luce e ombre

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IL TEST DELLE 16 PERSONALITÀ di Myers E briggs (MBTI, Myers-Briggs Type Indicator)

Beh, ma cosa c’entra con lo Yoga? Nulla… e tutto. Come prima cosa, ogni esperienza che facciamo nella nostra vita può “essere Yoga”, almeno se intendiamo con questa parola tutto ciò che possiamo fare nella consapevolezza – ovvero tutto -, magari al fine di iniziare a conoscere meglio noi stessi, per provare ad “andare oltre” noi stessi e i giochi della nostra mente e della vita più in generale (teniamo per ora da parte le estasi/enstasi mistiche e altri argomenti in tema che vedremo più avanti). D’altra parte tutte le storie dei grandi maestri sono piene di aneddoti “umani” e relazionali: un tempo non si andava certo dallo psicologo, ma solo perché c’erano altre figure a farne le veci, con strumenti consoni al tempo e alla cultura di appartenenza. Ma la sostanza resta quella. Il lavoro su di sé è fondamentale – a prescindere dal modo in cui lo si affronta. Bene, in questo articolo voglio quindi proporvi un esercizio di autoconoscenza a partire da uno storico e ampiamente validato test di personalità, elaborato nel 1962 dalle ricercatrici Myers e Briggs sulla base degli studi di Jung. Senza volerci troppo addentrare nella pur interessantissima teoria sottostante (per un approfondimento vedi qui), cerchiamo di comprendere come questo semplice test potrebbe aiutarci a mettere meglio a fuoco l’oggetto primario della nostra coscienza: noi stessi.

Personalità: categorizzare per comprendere

Cosa intendiamo con “personalità”? Anzitutto una prima definizione: un costrutto costituito da un insieme di tratti ricorrenti in un individuo. Secondo la definizione del DSM-5 (manuale psico-diagnostico usato in ambito clinico):

“i tratti di personalità sono pattern costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali”.

Questi tratti sono stati osservati, studiati e validati in ambito psicometrico (il ramo della statistica applicata agli studi psicologici). La personalità può quindi essere definita come un insieme di modi di pensare e agire, influenzati dal contesto sociale e culturale, dalle esperienze personali e da fattori temperamentali, che rendono ogni individuo peculiare.

Essendo l’articolazione da qui in avanti piuttosto complessa, per non complicare le cose, ci limiteremo a dire che secondo l’MBTI i tipi di personalità possono essere delineati in 16 distinte tipologie, ciascuna con determinate caratteristiche ricorrenti e risultanti dall’incrocio delle varie dimensioni identificate in una cornice dicotomica (le lettere tra parentesi sono le iniziali in inglese, che si trovano convenzionalmente anche nel test):

Dicotomie

Estroversione (E) – Introversione (I)

Sensitività (S) – Intuizione (N)

Ragionamento (T) – Sentimento (F)

Giudizio (J) – Percezione (P)

Si sottolinea che le espressioni usate per le varie dimensioni possono differire per significato dall’intendimento comune o personale, dato che ad ogni significato, anche quando disambiguato, corrisponde sempre una rappresentazione personale data dalle proprie conoscenze e credenze circa un certo argomento. Le caratterizzazioni dei vari profili potranno quindi essere approfondite con la lettura ed eventuale approfondimento dei risultati alla fine del proprio test.

libro rosso jung

Luci e Ombre

Troppi concetti teorici – soprattutto se in psicologichese – tendono a confondere: usiamo quindi alcune immagini esemplificative per capire su cosa potrebbe portarci a ragionare il nostro test.

Marcuzio, fin da piccolo, è sempre stato un bambino piuttosto mite, convinto del valore ideale della bontà, della gentilezza, della tolleranza, del perdono e altri simili principi positivi. Tutto ciò l’ha però portato a incassare diversi importanti colpi nella vita, a partire dal bullismo subito per anni a scuola. Maturando, a forza di incassare (ed essendo un acuto osservatore), ha appreso nuove modalità di porsi nella vita… che presto sono diventate modalità d’essere. In sintesi è diventato più pragmatico, arrivando a sposare una certa quota di cinismo e disincanto esistenziale. Oggi si definirebbe quasi nichilista. E la sua vita è iniziata a migliorare… almeno secondo i suoi criteri del momento. Oggi Marcuzio sente una certa antipatia, fatta di disagio e rabbia, ogniqualvolta si interfaccia col suo collega Gioppio, solito lamentarsi di come la vita non ricambi la sua buona disposizione. Nelle relazioni si sente sempre preso in giro, a lavoro fatica ad ottenere riconoscimenti. Si piange un po’ addosso. Anzi, è proprio depresso. Marcuzio, invece di provare compassione (come dovrebbe, dice dentro di sé, empatizzando con l’esperienza del collega), prova rabbia… e non ne capisce il motivo, dato che Gioppio non gli ha fatto proprio nulla di male. Un bel giorno fa il suo test e gli salta fuori che lui è, tra te varie cose, un idealista. Ma come?? Una vita impostata sul più cinico pragmatismo… questa roba è una sciocchezza.

O forse no?

Marcuzio proietta la sua ombra idealista infantile – che tanto l’ha fatto soffrire una volta uscito dalle grazie di mamma e papà – su Gioppio, nel quale inconsciamente si riconosce… qualcosa in lui gli “risuona”. E questo gli genera rabbia per l’impotenza manifestata dal collega: “ma come fa Gioppio a fare così? Con tutto quello che ho dovuto combattere – io – per arrivare dove sono arrivato! Sveglia!” E’ come se il suo inconscio parlasse a se stesso proiettandosi su Gioppio. La psiche tende all’autoreferenzialità. Ma quella natura buona, gentile, paziente dell’infanzia non si è dissolta; semplicemente è diventata una componente ombra, non riconosciuta perché non congeniale al modello ideale di sé che Marcuzio si è costruito lungo il suo percorso di vita. Si tratta di psicodinamiche comunissime.

Ambrosia è buona, carina, gentile… ma sempre più frustrata. Ha tanta energia interiore, voglia di fare, di interagire. Ma qualcosa non va nella sua vita, lo sente. Lei “sa” di non essere aggressiva, che “certi pensieri” non sono giusti e non la riguardano… no, non esiste proprio pensare che spaccherebbe una sedia in testa a quel collega che le commenta tutte le volte il décolleté … proprio no. Eppure anche lei, come tutti, ha una componente autopreservativa, ancestrale, un potenziale “killer”. Una componente nel suo caso ben nascosta e rimossa. Un’ombra. Ma se ne divenisse consapevole? Potrebbe forse, integrandola, portandola alla luce, trasformarla in sana assertività e – finalmente – riuscire a calmare la mente durante le sue infruttuose sessioni di meditazione? In alternativa cosa potrebbe succedere? Che un giorno Ambrosia, perdendo le staffe, si ritroverebbe “agita” – proprio come una marionetta – dalla sua propria ombra killer… spaccando per davvero la sedia in testa al molesto collega. E’ come avere un animale feroce in casa: vogliamo sapere dove si trova e cosa fa, piuttosto che ignorarlo facendo finta che non esista, no?

Igildo è meticoloso, preciso, ordinato, impeccabile, controllato. Disprezza le persone disordinate, superficiali, inefficienti, impulsive. Igildo ha una componente ombra che tutti abbiamo, archetipica: quella anarchica, indolente, caotica e distruttiva. Pura istintualità senza criterio alcuno se non quello della liberazione assoluta fine a se stessa. Fino all’estremo: dove c’è un problema, una noia, spacco tutto. Come quando si è bambini piccoli. Va da sé che questa tensione interiore (facilmente osservabile da chiunque: basta che una persona “perda il senno”, tipicamente in condizioni di elevato stress) mal si concili con il modello interiore di Igildo, quello in luce che dà ordine e senso alla sua vita.

Cosa ci serve sapere? Che quindi è possibile non riconoscersi immediatamente in toto nella descrizione ottenuta, magari per alcuni tratti che, appunto, possono essere in ombra. In questo caso, invece di buttare l’acqua con tutto il bambino dentro, il suggerimento è quello di approfittarne per riflettere a mente aperta su di sé. Si ricordi inoltre che le ombre sono potenziali risorse: se qualcosa fa parte di noi è perché quel qualcosa ha avuto una funzione adattiva, ovvero ci ha consentito, quando non di prosperare, almeno di sopravvivere (a volte solo in senso psicologico, figurato, altre volte anche in senso fisico).
A questo punto sono però doverose alcune note prima di iniziare il test.

Note utili per l'esecuzione del test

  • Il test proposto non vuole avere validità clinica, ma di semplice spunto di riflessione per scoprire magari qualcosa di nuovo su se stessi (avere qualche “insight”). Per essere validato vi sarebbe bisogno della consulenza e dell’approfondimento di un professionista specializzato e dedito ad analizzarne i risultati punto per punto, conoscendo la persona a cui viene somministrato ed elaborando con essa quanto vi è da elaborare.
  • Rispondere in maniera onesta con sé stessi. Alla domanda “ti piace uscire in gruppo” non bisogna rispondere pensando a quelle tre volte in cui ci si è sforzati di uscire in gruppo, sebbene alla fine ci si sia pure divertiti… ma al fatto che sistematicamente si preferisce frequentare pochissime persone. E pure di rado. Anche se questo cozza un po’ col modello interiore di persone piacevoli e socievoli col quale ci si presenta in ufficio e ci si racconta nei cv.
  • Il fatto che il proprio tipo psicologico sia poco frequente nella popolazione generale non rende automaticamente “migliori” o più “speciali” di chi esprime un tipo più comune. La mente – per una ragione adattiva, è un fenomeno noto – tende a generare l’equazione: più raro è meglio di meno raro. Ma no. Non c’entra nulla col nostro discorso; forse un tipo è più raro perché meno adattivo nella società in cui cresce… non a caso si tratta in genere di profili ipersensibili, iperempatici, ecc che nella nostra cultura non sono granché valorizzati e apprezzati, se non in particolari ambiti. Tutto – ma proprio tutto – è relativo. Prenderla solo come una curiosità statistica senza farsi venire cali di autostima se si scopre di avere una struttura di personalità simile al 30% della popolazione!
  • Per le definizioni dei vari tratti, vedi quanto scritto sopra, che qui riporto:

Si sottolinea che le espressioni usate per le varie dimensioni possono differire per significato dall’intendimento comune o personale, dato che ad ogni significato, anche quando disambiguato, corrisponde sempre una rappresentazione personale data dalle proprie conoscenze e credenze circa un certo argomento. Il nome stesso dei profili ha solo la funzione di dare un nome suggestivo, popolare, riconoscibile ad un insieme di tratti. Non vuole esprimere il lavoro che si dovrebbe fare o il proprio ruolo sociale o altro. Il nome del profilo va quindi preso come una caricatura, nulla più.

Quindi l’invito è a non attaccarsi alle parole ma ragionare sul significato complessivo dei profili.

  • Il test usa una cosiddetta scala Likert: gli estremi vanno selezionati solo quando la risposta viene da sé con certezza. Ad ogni modo anche variando un po’ le risposte, ad esempio rifacendolo dopo un certo tempo, si scoprirà che il risultato non cambia… se si è risposto in maniera attenta e onesta.

 

Non resta ora che eseguirlo cliccando sul link sotto (gratis, sicuro, no spam o altro).

Buoni spunti e riflessioni!

Author
Angelo Bertuccio
Angelo Bertuccio

Insegnante di Yoga Integrale

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