La prospettiva è tutto: aprire la mente alla vastità

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L'attitudine del testimone

Mettersi in prospettiva è (quasi) tutto. Anche nello Yoga. Ho sempre avuto una passione viscerale per l’astronomia (che non è l’astrologia!), per la sua capacità di portare la mente “in alto”, di mettere in prospettiva, di ridimensionare, di aprire lo sguardo. E di riflesso la mente. Verso la vastità. E che altro è questa vastità se non l’Uno di cui parla e al quale anela lo Yoga? Anche soltanto disporsi meditativamente a visualizzare il nostro mondo visto da lontano, le nostre individualmente enormi e gravose storie di vita che si disperdono tra le infinite altre storie che sono state, sono e saranno… tutto questo mi ha sempre aiutato a raggiungere e mantenere una certa prospettiva, a coltivare più facilmente quello che nello Yoga prende il nome di “attitudine del testimone” (Sakshi Bhava), ovvero la capacità di uscire dal proprio ombelico – il proprio ego con la sua storia – per iniziare a comprendere intuitivamente la vastità della Realtà in cui viviamo e di cui siamo solo una piccola parte. Una parte del Tutto. Non è scontato, non è necessariamente facile riuscire ad astrarre la propria mente al punto da sentirsi sgravati dagli affanni della vita, ma è un esercizio proficuo da coltivare. Una potenziale chiave di volta per la propria mente.

Di seguito riportate di Carl Sagan (per approfondire clicca qui), uno degli astrofisici – semplificando – più importanti del ‘900, le cui ricerche hanno fornito spunti persino in ambito hollywoodiano (Interstellar di C. Nolan, Contact di R. Zemeckis ispirato al suo omonimo romanzo). Il testo è stato ispirato dalla celebre foto nominata Pale Blue Dot (Pallido Punto Blu), in riferimento a come è apparsa la Terra ripresa dalla sonda Voyager 1 che nel 1990, quando è stata scattata la foto da lui pensata, si trovava a 6 miliardi di chilometri di distanza dal nostro pianeta.

Lasciamo quindi la parola a Sagan.

Pale Blue Dot: il Pallido Punto Blu

“Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. Siamo noi. Su di esso, tutti quelli che amate, tutti quelli di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di presuntuose religioni, ideologie e dottrine economiche, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e suddito, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì su un granello di polvere sospeso dentro ad un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.

Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria ed il trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un punto. Pensate alle crudeltà senza fine impartite dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti i loro malintesi, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto ferventi i loro odii. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è nessuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è nessun altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Abitare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto“.

Infine, come non concludere con una delle sue più celebri citazioni:

“Noi siamo l’incarnazione locale di un Cosmo cresciuto fino all’autocoscienza. Abbiamo incominciato a comprendere la nostra origine: siamo materia stellare che medita sulle stelle.”

Buone riflessioni!

 

Author
Angelo Bertuccio
Angelo Bertuccio

Insegnante di Yoga Integrale

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